due dicembre, giorno nero (Avola 1968)

Avola, due dicembre 1968. muoiono, uccisi dalla polizia, Giuseppe Scibilia (di Avola) e Angelo Sigona (di Frigintini), braccianti in sciopero.

Gli eccidi di contadini, in Italia, non sono storia troppo antica, né si fermano all’approvazione della legge di riforma agraria (la Legge Sila) varata tra il 1950 e il 1951, che avrebbe dovuto “riformare” i contratti agrari, distribuire i terreni incolti ai contadini, sopprimere il latifondo. E che, invece, creò solo una immensa schiera di disperati pronti ad emigrare al settentrione e farsi operai per l’industria, con la complicità dei partiti di governo e soprattutto di quelli di opposizione, PCI in testa: che, si sa, il partito  non sapeva come gestirseli, i contadini, mai troppo politicizzati, mai troppo ortodossi.

Ad Avola, provincia di Siracusa, la sera del 23 novembre 1968 i braccianti agrari entrano in sciopero contro le cosiddette “gabbie salariali”: nel nord della provincia di Siracusa (ossia a Lentini) i braccianti percepivano una paga oraria superiore di poche lire a quella dei braccianti della parte meridionale della provincia. L’aumento richiesto, per uniformarsi al resto della provincia, era di 200 lire. Occupano la strada statale 115, dove il due dicembre la polizia spara, inseguendo i braccianti nei campi. Tre chili di bossoli, rinvenuti sul terreno, furono poi portati a Roma, alla Camera, da un deputato del Pd intervenuto sul posto. Dei risultati dell’inchiesta sui fatti di Avola non si è mai saputo nulla.

L’eccidio di Avola riaccese il Sessantotto degli studenti, che da Trento a Roma a Palermo scesero in piazza contro la polizia e in solidarietà coi contadini di Avola.

I fatti di Avola sono stati messi in musica  nello spettacolo Ci ragiono e canto -del Nuovo Canzoniere Italiano-, su testo di Dario Fo (qui di seguito l’esecuzione di Enzo Del Re, Avola), e dal Canzoniere di Rimini nel brano Avola 2 dicembre 1968, inciso nei Dischi del Sole (DS 73) e poi entrato nell’antologia Avanti Popolo, vol. 5, Compagni dai campi e dalle officine (Cd allegato a Avanti popolo alla riscossa. Due secoli di canti popolari e di protesta civile, a cura dell’Istituto Ernesto de Martino. Milano, Hobby & Work Italiana editrice / Ala bianca Group,  1998).

Quasi nessuno, ad Avola, conosce questi canti.

(Enzo Del Re su testo di Dario Fo, Compagnia Nuova Scena, Ci ragiono e canto)

 

(il Canzoniere di Rimini, Dischi del Sole DS 73)

 

“La lotta intrapresa dai lavoratori agricoli della provincia di Siracusa il 24 novembre 1968, a cui partecipano i braccianti di Avola, rivendicava l’aumento della paga giornaliera, l’eliminazione delle differenze salariali e di orario fra le due zone nelle quali era divisa la provincia, l’introduzione di una normativa atta a garantire il rispetto dei contratti, l’avvio delle commissioni paritetiche di controllo, strappate con la lotta nel 1966 ma mai messe in funzione. Gli agrari rifiutano di trattare sull’orario e le commissioni. Lo sciopero prosegue. Il prefetto di Siracusa convoca di nuovo le parti, ma per due volte gli agrari non si presentano. La tensione sale. I braccianti effettuano blocchi stradali caricati dalla polizia. Il 2 dicembre Avola partecipa in massa allo sciopero generale. I braccianti iniziano dalla notte i blocchi stradali sulla statale per Noto, gli operai sono al loro fianco. Nella mattinata arrivano donne e bambini. Intorno alle 14 il vicequestore di Siracusa, Samperisi, ordina al reparto Celere giunto da Catania di attaccare. La polizia lancia lacrimogeni, ma per effetto del vento il fumo gli torna contro. Divenuti bersaglio di una fitta sassaiola, i militi sparano sulla folla. I manifestanti pensano siano colpi a salve, finché non vedono i loro compagni cadere. Il bilancio è di due braccianti morti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, e 48 feriti, di cui 5 gravi: Salvatore Agostino (Jano), Giuseppe Buscemi, Giorgio Garofalo, Paolo Caldaretta, Antonino Gianò. Sul posto furono trovati quasi tre chili di bossoli. Verso mezzanotte il ministro dell’Interno Restivo convoca una riunione fra agrari e sindacalisti, che dura fino al giorno dopo. Il contratto viene firmato, le richieste dei braccianti sono state accolte”.

(http://www.reti-invisibili.net/avola/)

 

Informazioni su controCanto

Controcanto (un blog sulla storia e la memoria cantata). Qualche volta, dagli affreschi e dai quadri, i loro visi ci fissano. Ma dai libri quasi mai ne intendi la voce. Le loro generazioni hanno formato la lingua che parliamo, la sintassi dei nostri pensieri, l’orizzonte delle città, il presente. Ma la coscienza che anno dopo anno, mietitura dopo mietitura e pietra dopo pietra, essi formavano ai signori e ai padroni, quella coscienza non li riconosceva . Li ometteva. Confondeva le loro voci con quelle degli alberi o degli animali da cortile. Questi canti sono stati uditi – quando sono stati uditi – tutt’al più come voce di una cultura separata e arcaica; ma noi oggi sappiamo che essi esprimono un mondo di dominati in contestazione e in risposta. (F. Fortini, didascalia per lo spettacolo Bella Ciao, 1964)
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