All’alba se ne vanno gli operai. Lo sciopero a rovescio nella piana del Fucino, 62 anni dopo

I contadini del Fucino in lotta elaborarono numerosi slogan e canti per denunciare la condizione di sfruttamento sulle terre del principe Torlonia e celebrare le vicende dello sciopero a rovescio, iniziato il 6 febbraio 1950.  In tutti i paesi della Marsica si cantarono, durante lo sciopero, canti di lotta che venivano eseguiti nei cortei e nelle assemblee e diffusi su tutto il territorio circostante. Alcuni informatori ne rivendicano la paternità, altri li conoscono come brani anonimi. Sicuramente un ruolo centrale nell’elaborazione del canto contadino a Fucino fu svolto da un contadino di Luco dei Marsi, Sante Panella, al quale si deve attribuire il canto più diffuso sullo sciopero a rovescio, All’alba se ne vanno gli operai; il brano è conosciuto in tutta la zona, e in ogni paese sono state create microvarianti, a testimonianza dell’uso e del valore “sociale” del canto di protesta. Persino coloro che non aderirono allo sciopero ricordano bene che il brano veniva eseguito dai contadini in corteo.

All’alba se ne vanno gli operai è la parodia di Lo stornello del marinaio, brano scritto nel 1948 da E. Bonagura-C.A. Bixio, reso celebre dall’interpretazione di  Luciano Tajoli, e anche noto col titolo di Tango della marina, Tango del mare (Inc.: All’alba se ne parte il marinaio); il brano doveva essere assai diffuso, dal momento che è possibile trovare numerose parodie su quest’aria, diffuse dal Nord al Sud della penisola.

 All’alba se ne vanno gli operai/ a Fucino alle strade a lavorare/ e se il padrone non ci vuol pagare/ saremo noi padroni di quelle strade.// O padro’, scendi giù,/  vieni a fare li conti anche tu,/  se non scendi ti diamo la mano/ questi marsicani non pagano più.//I nostri nonni l’hanno prosciugato,/ i nostri padri l’hanno bonificato/ e noi l’abbiamo ancor fertilizzato/ ed il padrone ci ha solo sfruttato.//  O padro’, scendi giù,/  vieni a fare li conti anche tu,/  se non scendi ti diamo l’addio/ potrete andar via al più presto di qui.//  Attento dove cammini, o sor padrone:/ i braccianti t’ hanno dato una lezione./ E se sapran lottare i contadini/  faremo  tombola dopo la cinquina.//  O padro’, scendi giù,/  vieni a fare li conti anche tu,/  e se volete mandar poliziotti/ saremo più forti a lottar contro te.     

[fine I parte. nei prossimi post il seguito e gli allegati audio]

Informazioni su controCanto

Controcanto (un blog sulla storia e la memoria cantata). Qualche volta, dagli affreschi e dai quadri, i loro visi ci fissano. Ma dai libri quasi mai ne intendi la voce. Le loro generazioni hanno formato la lingua che parliamo, la sintassi dei nostri pensieri, l’orizzonte delle città, il presente. Ma la coscienza che anno dopo anno, mietitura dopo mietitura e pietra dopo pietra, essi formavano ai signori e ai padroni, quella coscienza non li riconosceva . Li ometteva. Confondeva le loro voci con quelle degli alberi o degli animali da cortile. Questi canti sono stati uditi – quando sono stati uditi – tutt’al più come voce di una cultura separata e arcaica; ma noi oggi sappiamo che essi esprimono un mondo di dominati in contestazione e in risposta. (F. Fortini, didascalia per lo spettacolo Bella Ciao, 1964)
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